Il capitano del castello István Dobó diventato famoso come “Ercole del cristianesimo” fece incendiare la città di Eger che circondava il castello perché l’esercito in arrivo non potesse trovare nessun posto dove rifugiarsi. Per questo la popolazione si rifugiò nel castello. Le scorte alimentari accumulate sarebbero bastate per sei mesi.
Nel cortile del castello si innalzò una cattedrale il cui tetto fu demolito e sulla torre furono collocate postazioni di tiro. I difensori del castello avevano soprattutto fucili ad accensione con stoppino, a pietra focaia e archibugi - questi ultimi andavano appoggiati contro qualcosa. Inoltre ebbero un’invenzione militare tutta loro: una “calamità distruggi-truppe” composta da 28 armi da fuoco, attaccate ad una struttura di legno dotata di ruote, come se fosse un’idea geniale di Leonardo da Vinci!
Il castello cavalleresco incita a scoprire i punti dove dall’alto versavano catrame caldo sul nemico una volta finite le armi e le munizioni, dove le donne combattevano come gli uomini, e che resistettero ad un esercito quindici volte superiore! L’esercito ottomano sparava sul castello con 140 cannoni, mentre i difensori ne avevano solamente 24. Alla fine la perseveranza dei difensori, l’imminenza dell’inverno, le difficoltà di provvedere alle scorte alimentari e l’epidemia devastante di peste costrinsero gli ottomani a rinunciare alla conquista del castello.